domenica 15 dicembre 2013

Natale Cristiano e pagano?

 NATALE

 

Ecco un bell'articolo che spiega la posizione della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni riguardo al natale. Colui che si domanda sulle origini di molte delle tradizioni che puntualmente ogni anno ripetiamo, si renderà conto che spesso risalgono a popoli e civiltà che avevano credenze lontane dalla cristianità.
L'uovo o il coniglio pasquale che rappresentano vita, rigenerazione e fertilità a causa dell'arrivo della primavera; Halloween e la festa di ognissanti, il natale e tante altre. In alcuni casi, alcuni sono portati a pensare che questa loro origine li metta in una condizione di essere evitati, ma per fortuna il nostro diritto di scegliere non viene toccato e come al solito siamo liberi di poter partecipare come pensiamo sia opportuno. Le vecchie ed antiche tradizioni, così come le nuove  possono allontanarci dal vero significato del giorno che il 25 commemoriamo come Cristiani: la nascita di Gesù Cristo nel meridiano dei tempi.


Il vero Natale giunge a colui che ha accettato Cristo nella propria vita come una forza che anima, dinamica e vitalizzante.

Il vero Natale

Natale è un periodo dell’anno molto animato. Le strade e i magazzini sono affollati di gente impegnata nelle compere dell’ultimo minuto. Ci sono più viaggiatori sulle autostrade, gli aeroporti sono gremiti e tutta la cristianità sembra rinascere con musica, luci e decorazioni festive.
Uno scrittore ha affermato:
«Tra tutte le festività, nessuna s’insinua così a fondo nel cuore umano suscitando tanti sentimenti elevati. I pensieri, i ricordi, le speranze e i costumi sono collegati a esso collettivamente da antiche tradizioni nazionali, mentre a livello individuale dall’infanzia e dalla vecchiaia; essi abbracciano gli aspetti religiosi, sociali e patriottici della nostra natura. L’agrifoglio e il vischio intrecciati con i sempreverdi, l’abitudine di fare dei regali a coloro che si amano, la presenza dell’albero natalizio, la superstizione di Babbo Natale, il tutto combinato rende Natale la festività più attesa, più universale e, sotto ogni punto di vista, più importante tra quelle conosciute dagli uomini» [Clarence Baird, «The Spirit of Christmas», Improvement Era, dicembre 1919, 154].

L’origine del Natale

dio Mitra
La festività è impregnata nella tradizione e le sue radici risalgono lontano nella storia. Ben prima dell’introduzione della cristianità, era una festa pagana. Il dio Mitra era adorato dagli antichi ariani e, gradualmente, tale venerazione si estese in India e in Persia. Mitra originariamente era il dio della luce celeste dei cieli sereni, in seguito, nel periodo romano, fu adorato come la divinità del sole o dio sole—Sol Invictus Mithra.
Nel primo secolo [prima] di Cristo, Pompeo estese le conquiste lungo la costa della Cilicia, in Asia Minore, e molti tra coloro che furono catturati in quei combattimenti furono portati a Roma come prigionieri. È così che fu introdotto a Roma il culto pagano di Mitra, poiché questi prigionieri diffusero la religione tra i soldati romani. La venerazione di questo dio divenne comune, soprattutto tra le file dell’esercito romano. Oggi ritroviamo tra le rovine delle città del vasto impero romano i templi di Mitra. Tale culto fiorì nel mondo romano e divenne il principale antagonista della cristianità, per quanto riguardava le credenze religiose della gente.
Per gli adepti del dio sole c’era una festività subito dopo il solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno, quando il sole rimane fermo dopo la sua discesa annuale nell’emisfero meridionale. L’inizio della sua risalita da questo punto infimo era considerato la rinascita di Mitra e il 25 dicembre di ogni anno i romani celebravano il suo compleanno. Per l’occasione si faceva molta baldoria, con feste, banchetti, regali agli amici e case decorate con sempreverdi.
Gradualmente la cristianità prevalse sul culto di Mitra, che era stato il maggiore rivale, e il giorno festivo che celebrava la nascita di Mitra fu dedicato dai cristiani alla commemorazione della nascita di Cristo. La venerazione pagana del sole, profondamente radicata nella cultura romana, fu rimpiazzata da una delle festività più grandi per i cristiani. Natale ci è giunto come giorno di ringraziamento e letizia, un giorno di buon animo e pace tra gli uomini. Benché abbia una connotazione e un significato terreno, il contenuto è divino. L’antica celebrazione cristiana è sopravvissuta senza interruzioni attraverso i secoli.

Il significato moderno del Natale

Oggi, in che modo è considerato il Natale? La leggenda di Babbo Natale, l’albero addobbato, le decorazioni di fili d’argento e vischio, lo scambio di regali ci esprimono tutti lo spirito del giorno che commemoriamo. Il vero spirito del Natale, però, è molto più profondo e si trova nella vita del Salvatore, nei principi da Lui insegnati, nel Suo sacrificio espiatorio, che divenne la nostra grande eredità.
Molti anni fa la Prima Presidenza della Chiesa fece questa dichiarazione rilevante:
«Il Natale, per i Santi degli Ultimi Giorni, porta alla mente dei ricordi ed è profetico: è un memento di due eventi grandi e solenni, che sono considerati universalmente come gli avvenimenti più grandiosi e meravigliosi nella storia dell’umanità. Detti avvenimenti furono [preordinati] prima ancora della creazione di questo pianeta, affinché accadessero qui. Uno di essi fu la venuta del Salvatore nel meridiano dei tempi, per morire per i peccati del mondo; l’altro è la venuta futura del Redentore risorto e glorificato, per regnare sulla terra come Re dei re» [«What Christmas Suggests to a Latter-day Saint», Millennial Star, 2 gennaio 1908, 1].
Nella breve lettera di Paolo ai Galati, l’apostolo mostra gran preoccupazione sull’apparente incredulità e allontanamento dagli insegnamenti su Cristo da parte del popolo. Egli scrisse loro: «Or è una bella cosa essere oggetto dello zelo altrui nel bene, in ogni tempo, e non solo quando son presente fra voi. Figliuoletti miei, per i quali io son di nuovo in doglie finché Cristo sia formato in voi» (Galati 4:18–19). In altre parole, Paolo si dice sofferente e in ansia fino a quando Cristo non si sia «formato» in loro. Questo è un altro modo di dire «in Cristo», espressione che Paolo usava ripetutamente nei suoi scritti.
È possibile che Cristo nasca nella vita degli uomini, e quando ciò accade, un uomo è «in Cristo», ossia Cristo è «formato» in lui. Questo presuppone che accogliamo il Salvatore nel cuore e Lo rendiamo partecipe della nostra esistenza. Egli non è solo un principio generale o un evento storico, ma proprio il Salvatore degli uomini di ogni dove e tempo. Quando ci sforziamo di essere cristiani in tutto e per tutto, Egli è «formato» in noi; se apriamo l’uscio, entrerà; se cerchiamo il Suo consiglio, lo otterremo. Affinché Cristo sia «formato» in noi, dobbiamo credere in Lui e nella Sua espiazione. Credere in Cristo e osservare i Suoi comandamenti non sono restrizioni, piuttosto rendono gli uomini liberi. Questo Principe della Pace attende di donarci la tranquillità di mente, che può rendere ognuno di noi un canale della Sua pace.
Il vero Natale giunge a colui che ha accettato Cristo nella propria vita come una forza che anima, dinamica e vitalizzante. Lo spirito vero del Natale è nella vita e missione del Maestro. Proseguo con ciò che lo scrittore definisce il vero spirito del Natale:
«È il desiderio di sacrificarsi per gli altri, di rendere servizio, di provare un sentimento di fratellanza universale. Consiste nella disponibilità a dimenticare ciò che hai fatto per gli altri e a serbare ricordo solo di quello che le persone hanno compiuto per te; a ignorare ciò che il mondo ti deve e pensare solo ai… tuoi doveri da assolvere in un futuro vicino, e alle possibilità di fare del bene e aiutare nel presente il prossimo, adoperandoti affinché sia buono come te e cercando di guardare oltre il volto direttamente al suo cuore; a chiudere il libro delle lamentele contro l’universo e a guardare in giro per trovare un luogo in cui piantare qualche seme della felicità e proseguire per la tua strada inosservato» [Improvement Era, dicembre 1919, 155].
Contemplando il periodo natalizio, James Wallingford scrisse questi versi:
Natale non è un giorno o una stagione, ma una condizione del cuore e della mente.
Se amiamo il nostro prossimo come noi stessi;
se nelle nostre ricchezze siamo poveri in ispirito e nella nostra povertà siamo ricchi di grazia;
se la nostra carità non si vanta, ma soffre ogni cosa ed è gentile;
se quando nostro fratello ci chiede un pezzo di pane, doniamo invece noi stessi;
se ogni giorno sorge con occasioni e tramonta con un conseguimento, per quanto piccolo,
allora ogni giorno è il giorno di Cristo e il Natale è sempre vicino.
[Charles L. Wallis, Words of Life (1966), 33]
Un saggio ha affermato:
«La cosa più incredibile sulla storia di Natale è la sua importanza. È a proprio agio in ogni epoca e si adatta a ogni stato d’animo. Non si tratta solo di una storia raccontata nel passato, ma è eternamente contemporanea. È la voce che grida in ogni deserto. È tanto significativa ai nostri giorni come lo fu quella lontana notte quando i pastori seguirono la luce della stella fino alla mangiatoia di Betlemme» [Joseph R. Sizoo, Words of Life, 33].
È stato affermato che il Natale è per i bambini, tuttavia, quando gli anni della fantasia infantile passano, subentra la comprensione propria della maturità e il semplice insegnamento del Salvatore che «più felice cosa è il dare che il ricevere» (Atti 20:35) diventa realtà. Nella vita degli uomini, l’evoluzione da festa pagana a celebrazione cristiana della nascita del Salvatore è un altro aspetto della maturità che acquisisce chi è stato toccato dal vangelo di Gesù Cristo.

Come trovare il vero spirito del Natale

Se desiderate trovare il vero spirito del Natale e provarne la dolcezza, lasciate che vi dia un suggerimento. Durante la fretta del periodo festivo natalizio, trovate il tempo per volgere il cuore a Dio. In quei momenti tranquilli, in un posto silenzioso, in ginocchio, soli o con persone a voi care, ringraziate per ciò che avete ricevuto, e chiedete che il Suo spirito possa dimorare in voi quando vi sforzate sinceramente di servirLo e osservare i Suoi comandamenti. Egli vi prenderà per mano e manterrà le Sue promesse.
So che Dio vive. Porto testimonianza della divinità di Suo Figlio, il Salvatore del mondo, ed esprimo gratitudine per il beneficio di avere sulla terra un profeta del Dio vivente.
Tratto da una riunione tenuta il 5 dicembre 1972 alla Brigham Young University;